L’evoluzione di un territorio dipende da fattori sociali, economici, culturali ed ambientali che, nel corso della storia, determinano quegli spazi nei quali noi oggi abitiamo e viviamo. Quali sono questi fattori per il comune di Formigine? Come storia, luoghi ed abitanti hanno determinato l’identità di Formigine e dei formiginesi dal dopoguerra fino ai giorni nostri? Proviamo a fare un’analisi dell’evoluzione di un paese cresciuto molto rapidamente negli ultimi 60 anni per capirne pregi e difetti.
1960/1970 – Il boom economico e la nascita del Distretto Ceramico
Formigine si è tenuta libera dalla ceramica ma non dai suoi effetti indotti. Tra questo quello dell’immigrazione da altre zone della provincia, della regione e del paese di persone richiamate dagli effetti di un boom economico caratterizzato dalla crescente offerta di lavoro. Tra i censimenti del 1961 e quelli del 1971 mentre il distretto (Sassuolo, Maranello, Fiorano e Formigine) ha un tasso di crescita della popolazione che è del 54%, Formigine cresce del 27% raggiungendo i 16.400 abitanti. Comincia anche a definirsi in modo chiaro un’industria alternativa e complementare a quella delle ceramiche che si può riassumere in due grandi filoni: quello legato alla trasformazione dei prodotti agricoli e alla zootecnia (allevamento animali, cantine, distillerie, lavorazione carni, ecc..) e quello legato alla meccanica e all’elettronica.
1970/1980 – La dilatazione urbana e la qualità della vita
Il decennio che va dal 1971 al 1981 fa registrare il più alto tasso di crescita di sempre per il comune di Formigine (+ 35%) in controtendenza rispetto al distretto e alla provincia. Il principale fenomeno che si verifica in questi anni (e che in parte continuerà anche nei decenni successivi) è quello della “dilatazione urbana” che ha interessato la città di Modena. 3 sono le ragioni della dilatazione urbana: la popolazione cresce, crescono i redditi e calano i costi di trasporto. La popolazione si ridistribuisce un po’ più lontano dalla città originaria lungo le principali vie di comunicazione e questo determina uno sviluppo residenziale che interessa Casinalbo e Formigine attraversati dalla via Giardini. Contemporaneamente abbiamo una crescita di urbanizzazione per aree produttive, commerciali e relative infrastrutture più di quanto non cresca l’occupazione perché cambiano gli standard e aumenta la quantità di spazio per addetto con il cambiamento di strutture e processi produttivi. Tutto questo mentre a livello nazionale nasce il sistema dei servizi pubblici per come lo conosciamo oggi. Con la legge 1044 del 1971 vengono istituiti in Italia gli asili nido, nascono le regioni e il servizio sanitario nazionale. Sono anni in cui si cominciano a creare livelli di benessere e qualità della vita che solo vent’anni prima, per chi aveva visto la fine della seconda guerra mondiale, erano inimmaginabili e che invece per le nuove generazioni appaiono sempre più come un diritto acquisito.
1980/2000 – I flussi migratori ed un paese giovane
Dal 1980 al 2002, mentre nel distretto ceramico si registra un rallentamento della crescita demografica, a Formigine la popolazione residente continua a crescere (anche se con percentuali inferiori al decennio precedente) e solo dopo il 2002 tale crescita rallenta rispetto alla media provinciale. Dal 1985 al 2000 i flussi migratori (per lo più giovani famiglie ed in misura minore rispetto al distretto e alla provincia cittadini extracomunitari) hanno costituito la componente più dinamica della popolazione. La saturazione abitativa di alcuni comuni limitrofi, la diversità di prezzi di affitti ed immobili, la maggior abitabilità, una buona diffusione dei servizi, l’alta qualità della vita hanno reso il comune di Formigine e le sue frazioni decisamente attrattivi. A questo si deve poi sempre aggiungere un saldo naturale (la differenza tra numero di nati e numero di morti) costantemente positivo con un netto aumento della natalità a partire dal 2000 tale da caratterizzare Formigine come uno dei comuni più giovani della Provincia di Modena. Nell’ultimo decennio del secolo scorso per dare risposta alla crescente domanda residenziale sono stati progettati 818.000 metri cubi di nuovi fabbricati e oltre 1.000.000 di metri cubi di aree non residenziali che hanno contribuito a sviluppare un’economia sempre più dinamica e diversificata. Tra il 1991 e il 2001 le abitazioni occupate da residenti sono aumentate di 2005 unità, un dato molto vicino all’incremento registrato nello stesso periodo dalle famiglie residenti (+1974 unità, incremento +21,6%) che sono 11.086. Cambia tuttavia la struttura delle famiglie e questo determinerà pesantemente le scelte urbanistiche degli anni successivi. Il numero medio di componenti passa da 2,91 a 2,70 (2,48 persone in provincia di Modena nel 2001). Mentre nel 1991 la maggioranza delle famiglie a Formigine era costituita da tre componenti, dieci anni dopo si collocano al primo posto le famiglie con due componenti (28,2%), seguite da quelle con tre componenti (26,4%) e da quelle unipersonali (19%) che hanno fatto registrare l’aumento più cospicuo (+55%).
La crescita delle frazioni
Un dato significativo e spesso trascurato di Formigine è la crescita e lo sviluppo delle sue frazioni. Si tratta di frazioni caratterizzate da una precisa identità radicata in una storia antica e originale. Nel periodo dal 1980 al 2000 parte dell’aumento della popolazione del comune di Formigine è da attribuire al loro sviluppo. A Casinalbo, Corlo, Colombaro e Magreta al 31/12/1999 abitava infatti il 41% della popolazione totale del comune. La presenza delle frazioni ha attratto parte della domanda residenziale attorno a luoghi che già esistevano, evitato un fenomeno che ha caratterizzato l’urbanistica della provincia e della regione negli anni ‘90 dopo il periodo della dilatazione urbana: la frammentazione e la dispersione territoriale. Se il comune di Formigine, nonostante la crescita registrata dal dopoguerra in poi è percepito come vivibile e “a dimensione di paese” questo lo si deve in buona parte al fatto che i suoi abitanti non sono concentrati in un unico luogo con un unico centro e grandi periferie, ma sono distribuiti sul territorio attorno a delle realtà locali (le frazioni) all’interno delle quali è ancora possibile vivere un senso di comunità come le diverse feste paesane e le sagre annualmente ci testimoniano.
Una premessa agli anni 2000. Quando a livello mondiale la casa da bene sociale primario diventa un apprezzato bene speculativo
Robert J. Shiller è uno dei più prestigiosi studiosi statunitensi di finanza e ha approfondito in particolare i rapporti tra mercati immobiliari e finanza. Egli ha correlato gli andamenti di alcune variabili nel lungo periodo (1890 – 2009) che regolamentano lo sviluppo urbanistico: indice reale dei prezzi delle case, costi di costruzione, dinamica della popolazione, tasso di interesse sui titoli di Stato. Quello che si può notare dal grafico è che tra il 1997 e il 2006 i prezzi delle case hanno un incremento mai visto prima e completamente scorrelato dagli altri valori. Se i dati sono americani in realtà rappresentano bene un fenomeno che ha interessato tutto il mondo. In Italia il momento del decollo dei prezzi in tutte le principali città, fra loro sincronizzate, è il 2001. Quello che è successo è che la finanza è entrata nell’economia reale. Il bene-casa non è solo un bene sociale primario, oggetto di domanda e di offerta di abitazione, è un apprezzato bene speculativo. I beni immobiliari cioè sono considerati al pari di qualsivoglia titolo finanziario. Per essere concreti il rendimento medio annuo del bene casa tra il 1995 e il 2010 è stato tra l’8% e il 9,3% mentre nello stesso periodo l’oro ha reso l’8% e i titoli di Stato Btp il 4,4%. Questo ha fatto sì che la legge della domanda e dell’offerta, per la quale più cresce il prezzo di un bene tanto meno si domanda di quel bene, fosse sostituita dalle leggi finanziarie governate dalle aspettative degli operatori. In presenza di un rialzo dei prezzi immobiliari, se sospettiamo che quel rialzo ne anticipi altri, è il momento di investire. Questa dinamica globale ha avuto i suoi effetti anche a scala locale.
Correlazione di Robert J. Shiller tra gli andamenti di alcune variabili
nel lungo periodo (1890 – 2009) che regolamentano lo sviluppo urbanistico
2000/2010. Gli effetti globali alla scala locale
Se nel decennio precedente Formigine aveva sviluppato più il settore produttivo rispetto a quello residenziale, tra il 2000 e il 2004 vengono progettati 513.000 metri cubi di edilizia residenziale mentre i volumi dei nuovi fabbricati non residenziali scendono a circa 335.000 metri cubi. Tra il 2001 e il 2004 sono state ritirate concessioni per 1.208 abitazioni. Si costruisce molto in fretta, nascono nuovi quartieri, si riducono le dimensioni medie degli alloggi per il calo della dimensione media delle famiglie, aumentano i prezzi al metro quadro. Tutto questo, per la rapidità con cui è avvenuto, ha generato un forte impatto sociale. I valori degli immobili residenziali rilevati a Formigine erano in media più alti degli altri comuni del distretto. Rispetto a Modena, invece, i prezzi delle abitazioni risultavano più bassi, con differenze dal 15% circa fino a oltre il 40%, a seconda della fascia di localizzazione dell’immobile. Formigine per la qualità dei servizi, gli elevati standard di verde pubblico, la buona viabilità, i veloci collegamenti con Modena e Sassuolo torna nuovamente ad essere attrattivo e l’offerta di alloggi è soddisfatta in buona parte da una domanda esterna che determina, anche se a tassi inferiori rispetto al passato, un nuovo aumento della popolazione nel capoluogo e nella frazione di Magreta. A partire dal 2005, in reazione alle dinamiche dei primi anni del 2000 non sono più autorizzate nuove aree di espansione e si programmano interventi di edilizia residenziale sociale per consentire ai formiginesi l’accesso al bene casa a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato. Contestualmente un ulteriore freno al mercato immobiliare viene imposto dalla crisi del 2008. Nel frattempo l’entrata in vigore della nuova legge regionale sulla disciplina e l’uso dl territorio (legge regionale 20 del 2000) obbliga il comune a dotarsi di un nuovo strumento urbanistico che sostituisca il vecchio piano regolatore nell’organizzazione della città. A partire dal 2007 inizia il percorso tuttora in corso per passare dal PRG (Piano Regolatore Generale) al PSC – RUE (Piano strutturale comunale e Regolamento urbanistico edilizio).
Frazione
|
Famiglie
|
Maschi
|
Femmine
|
Totale 2010
|
Capoluogo*
|
7791
|
9800
|
9871
|
19671
|
Casinalbo
|
2457
|
2867
|
2962
|
5829
|
Colombaro
|
699
|
823
|
841
|
1664
|
Corlo
|
915
|
1167
|
1210
|
2377
|
Magreta
|
1700
|
2146
|
2145
|
4291
|
Totale
|
13562
|
16803
|
17029
|
33832
|
*di cui in località Ubersetto
|
110
|
163
|
172
|
335
|
Cittadini non italiani residenti
|
751
|
1091
|
1169
|
2260
|
Residenti nel comune di Formigine al 31/12/2010
Quali sono le principali novità introdotte? Il piano in 10 punti:
- Per legge il nuovo piano non assegna direttamente diritti edificatori come in precedenza faceva il vecchio piano regolatore. Il piano prevede le strategie di sviluppo della città ma lascia a successivi strumenti l’attuazione degli obbiettivi. Questo per tenere l’urbanistica più legata alle dinamiche socio – economiche ed aumentare il controllo pubblico sulle scelte limitando gli spazi del mercato.
- E’ prevista la riqualificazione delle case già esistenti attraverso incentivi per chi raggiunge standard energetici di classe A o A+.
- Sarà ridotto il consumo di nuovo suolo privilegiando trasformazioni urbanistiche di aree già urbanizzate che devono essere riqualificate a partire dai centri storici delle frazioni.
- E’ previsto uno sviluppo della città futura funzionale a garantire il diritto alla casa ai cittadini formiginesi, investendo nell’edilizia sociale per calmierare i prezzi ed evitando di generare un’offerta che faccia aumentare i flussi migratori.
- Lo sviluppo della città futura sarà consentito solo in prossimità alle aree già urbanizzate ed in particolare a est della ferrovia con un limite massimo di 1030 nuovi “alloggi teorici” nell’intero periodo di validità del piano di cui oltre il 20% in aree da riqualificare.
- Completare l’organizzazione del settore produttivo impegnando nuovi aree solo dopo l’esaurimento di quelle già oggetto di trasformazione e cercando un riequilibrio tra residenzialità e attività economiche anche al fine di ridurre il fenomeno del pendolarismo.
- Salvaguardia del territorio rurale, mantenendo a destinazione agricola oltre l’80% del territorio comunale.
- E’ prevista la riqualificazione parziale dei contenitori agricoli dimessi (esempio ex porcilaie) in area rurale che possono essere ridestinati a funzioni agricole o bonificati trasferendo in specifici ambiti parte della loro superficie utile.
- Indica tutele e vincoli di natura storico – culturale, paesistica e ambientale (complessi archeologici, ville, giardini storici, corridoi ecologici).
- Indica tutele e vincoli relativi alla sicurezza e vulnerabilità del territorio.
Bibliografia
“Formigine. Un paese, la sua storia, la sua anima.” Telesio editrice – Milano
“Relazione sullo stato dell’ambiente a Formigine. Anno 2000.” Comune di Formigine
“Quadro conoscitivo del nuovo Piano Strutturale Comunale.” Comune di Formigine
“Perdere e ritrovare territorio. Il caso Emilia Romagna e oltre.” Edizione Pendragon
“Città delle persone. Donzelli editore.”
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